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ATTENTATO A TRIESTE!, Il giorno in cui saltò in aria l’Oleodotto Transalpino

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view post Posted on 3/5/2012, 15:34
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Gutenberg

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Trieste, 4 agosto 1972. Notte.
Una notte calma, finalmente, dopo il violento nubifragio di due giorni prima. Le finestre sono aperte per il caldo, la città dorme tranquilla, solo qualche raro nottambulo caracolla verso casa dopo l’ultimo tresette e l’ultima birra, nel silenzio pressoché totale.
Di colpo, alle 3.15, scoppia improvviso l’inferno.
Un boato gigantesco squassa tutta la città, subito seguito da altre tre deflagrazioni che fanno schizzare dal letto i triestini, il cuore in gola dalla paura, la mente dei più anziani che corre immediatamente ai ricordi terribili dei bombardamenti alleati durante la seconda guerra mondiale.
Ed a coloro che si affacciano immediatamente alle finestre per scoprire la causa di quello sconquasso si presenta una visione infernale: un colossale fungo di fumo e fuoco visibile da ogni punto della città incombe sinistro per un’altezza di più di un chilometro a sovrastare la piana di San Dorligo Della Valle,.
L’allarme è immediato: i primi mezzi dei Vigili del Fuoco partono a sirene spiegate per dirigersi a tutta velocità verso il punto da cui si innalza la colonna nerastra, la località di Mattonaia, dove si ergono i giganteschi tank nei quali è stivato il petrolio greggio in partenza lungo l’Oleodotto Transalpino che da Trieste porta l’oro nero ad Ingolstadt, in Baviera.
Al loro arrivo, le forze di soccorso si trovano dinanzi ad uno spettacolo da tregenda: il primo scoppio ha intaccato la cisterna 44, della capienza di 80.000 tonnellate, che pur se danneggiata è riuscita a resistere all’esplosione; ma da altri tre serbatoi, l’11, il 54 (anch’essi da 80.000 tonnellate) ed il 21 (da 50.000 tonnellate) un fiume di petrolio greggio in fiamme si riversa all’esterno dagli enormi squarci prodotti dalle deflagrazioni nelle loro spesse pareti d’acciaio.
Per circoscrivere l’incendio e cercare di contenere le fiamme, i Vigili del Fuoco di Trieste chiedono anche l’aiuto dei colleghi di tutto il Friuli Venezia Giulia, e pure dal vicino Veneto e dalla Lombardia arrivano altre squadre a prestare manforte, in una lotta impari contro un mare di fuoco che non accenna a placarsi per un solo istante e continua a ruggire divorando tutto ciò che incontra sul suo passaggio. Inoltre, per evitare che anche gli altri serbatoi possano venire intaccati dalle fiamme, la massima quantità possibile di greggio viene immediatamente riversata in linea nell’oleodotto allo scopo di evitare il pericolo di nuove, devastanti esplosioni.
La manovra riesce, a prezzo di un’opera indefessa e di un lavoro massacrante reso in condizioni estreme, ma non è completamente risolutiva; nel pomeriggio del 5 agosto il tank
11, che si è piegato su se stesso per l’enorme calore, si spacca anch’esso d’improvviso, riversando in strada un altro fiume di greggio in fiamme ed una colonna di fuoco alta 150 metri e dal diametro di più di 100.
Nel frattempo il villaggio di San Dorligo Della Valle vive ore di angoscia estrema; si pensa anche ad un evacuazione totale degli abitanti, nel caso in cui il greggio infiammato che scende verso il mare dovesse avvicinarsi all’abitato oltre il punto critico; la mobilitazione dei comuni limitrofi di Trieste e Muggia in aiuto ai civili è totale ed incondizionata, e si esprime nell’immediata messa a disposizione di posti letto e nell’erogazione di pasti, nonché di tutto il personale che dovesse rendersi utile per le esigenze medico sanitarie. Intanto anche il Laboratorio provinciale d’igiene e profilassi continua costantemente nel monitoraggio della situazione, con particolare riguardo per le rilevazioni costanti del tasso di inquinamento ambientale della zona.
Due giorni dopo, finalmente, dopo quarantotto ore di lavoro massacrante ed ininterrotto, le autorità dichiarano finita l’emergenza. Rimangono ancora alcuni focolai d’incendio, tutti peraltro sotto controllo, e possono partire le prime stime dei danni subiti: nell’incendio sono andate letteralmente in fumo qualcosa come 116.000 tonnellate di petrolio greggio, per un valore di 153 milioni dell’epoca, ma il grosso dei danni è stato subito dalle strutture, quattro delle quali sono ormai assolutamente irrecuperabili. L’attività dell’oleodotto continua comunque senza interruzioni di rilievo, sia pure su scala momentaneamente ridotta.
Riguardo le cause che hanno originato le esplosioni, la sinistra ipotesi apparsa da subito evidente, l’ipotesi che tutti paventano ma che nessuno, almeno nelle primissime ore, osa esprimere ad alta voce, trova ben presto una terribile conferma: le tragiche deflagrazioni che hanno causato il terrore nella città sono state provocate da un attentato. Domenica 6 agosto, infatti, in un dispaccio lanciato da Damasco e diramato dall’agenzia Wafa di Beirut la paternità dell’attentato viene rivendicata dal gruppo palestinese “Settembre Nero”. L’azione contro l’Oleodotto Transalpino, si legge, “è conforme alla linea di condotta adottata da Settembre Nero e consistente nell’infliggere violenti colpi ai nemici della rivoluzione palestinese ed agli interessi imperialisti che sostengono il sionismo”. Gli inquirenti, dopo un primo momento di incertezza e di scetticismo alla lettura del comunicato, si lanciano sulle piste degli attentatori, che dopo quattro anni di serrate indagini verranno alla fine identificati in Dominique Jurilli, Marie Therese Lefebvre e Chabane Kadem e condannati (sebbene contumaci) a 22 anni di carcere ciascuno per concorso in strage. La mente e l’organizzatore del gruppo, tale Mohamed Boudia, è invece già morto, caduto vittima di un misterioso agguato nel 1973.

Esattamente un mese dopo i fatti di Trieste, il 5 settembre 1972, durante lo svolgimento delle Olimpiadi di Monaco di Baviera un commando palestinese assalta il villaggio olimpico, prendendo in ostaggio gli atleti di Israele per scambiarli con terroristi in detenzione. Le autorità tedesche non cedono però al ricatto, ed anzi ordinano un’azione di forza volta alla liberazione degli ostaggi.
Sarà strage: perdono la vita 11 atleti israeliani, 2 agenti tedeschi e 4 terroristi.
La sera del 6 settembre, Trieste si stringe commossa attorno agli appartenenti della folta comunità ebraica della città nel rito di suffragio per le vittime di Monaco di Baviera celebrato nel Tempio Israelitico gremito di folla commossa e chiusa in un silenzio attonito. Ed il pensiero di molti fra i presenti corre alle vicende triestine dell’agosto appena trascorso, ed alle parole contenute nella rivendicazione degli attentatori, che ora risuonano nelle menti dei partecipanti alla veglia funebre come una sinistra profezia di tragedie e lutti a venire.
Riferendosi all’azione di Trieste, infatti, gli attentatori hanno cinicamente voluto scrivere che “quest’atto è in armonia con le altre operazioni intraprese nella Germania Federale e in altri Paesi d’Europa.”

 
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view post Posted on 7/5/2012, 15:54
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Corsaire retraité

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Avevo rimosso completamente questo fatto dalla memoria, non di certo quello che poi successe a Monaco e un anno dopo a Fiumicino.
Qui, sempre con i dovuti "se" e "ma", l'avvicendarsi frenetico degli attentati filo palestinesi e la tattica à la Ponzio Pilato dei nostri governanti.
 
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