Ricorre oggi il 70° anniversario dell'attacco "a sorpresa" giapponese alla base statunitense di Pearl Harbor, sull'isola di Oahu alle Haway.
Ho messo il termine a sorpresa tra virgolette per vari motivi; si trattò in effetti di un attacco scatenato senza una dichiarazione di guerra; gli aerei giapponesi trovarono le navi alla fonda e gli aerei belli allineati negli aereoporti e poterono attaccare quasi senza opposizione.
C'è però da dire un po' di cose; innanzitutto, gli americani erano a conoscenza delle intenzioni giapponesi da parecchio tempo; magari non erano sicuri dell'obiettivo, ma del fatto che un attacco ci sarebbe stato, ne erano al corrente.
Non ci fu chiarezza e identità di vedute negli alti comandi, e questo fece si che il disastro diventasse inevitabile; l'eccessiva lentezza nel prendere le decisioni, fece si che l'allora comandante della flotta, ammiraglio Kimmell, ricevette un telegramma, neanche con precedenza assoluta, da Washington in cui lo avvisavano di un possibile attacco giapponese alla base; lo ricevette mentre dalla finestra del comando osservava le continue esplosioni sulle navi e sulle installazioni portuali sotto l'attacco della seconda ondata giapponese.
Dal canto loro, i giapponesi hanno sempre spiegato il ritardo nella dichiarazione di guerra per problemi tecnici, dovuti alla tarda ricezione della comunicazione finale nell'ambasciata a Washington e dalle difficoltà di battitura della dichiarazione stessa, a causa dell'assenza delle dattilografe (c'è da ricordare che l'attacco venne sferrato una domenica).
Gli effetti dell'attacco furono sulle prime devastanti; la flotta statunitense perse 5 corazzate e altro naviglio leggero, oltre a un numero imprecisato di aerei distrutti a terra e in combattimento; per contro i giapponesi persero una trentina di aerei, di cui i due terzi durante la seconda ondata; tali perdite indussero il comandante giapponese Nagumo a rinunciare alla terza ondata, che avrebbe dovuto distruggere i depositi e all'ipotetica invasione dell'isola (intenzione che si basa però solo su ipotesi e non su documenti); inoltre, l'attacco si svolse quando le portaerei americane erano lontane dalla base.
Dal punto di vista strategico, l'attacco si rivelò invece un boomerang, che oltre al Giappone coinvolse anche le sue alleate Germania e Italia; infatti, queste ultime furono indotte a dichiarare subito guerra agli Stati Uniti (e qui uno zelante Mussolini riuscì persino ad anticipare Hitler di qualche ora), senza ricevere in cambio dai giapponesi un'analoga dichiarazione di guerra ai sovietici.
Anche qui però c'è da precisare che la neutralità statunitense stava sempre più venendo meno (pare una contraddizione lo so
); infatti, le unità navali americane coinvolte nella scorta ai trasporti inglesi nell'Atlantico aumentavano sempre più di numero, ed è molto probabile che se anche non ci fosse stata Pearl Harbor, l'intervento statunitense sarebbe comunque avvenuto, magari a causa di un attacco dei sommergibili tedeschi.
Resta comunque il fatto che, questa azione causò uno squilibrio fra le forze dei due schieramenti, a chiaro vantaggio di USA, URSS e dell'allora impero britannico; nonostante le iniziali vittorie giapponesi e dell'Asse, fu chiaro fin da allora quello che sarebbe stato l'esito del conflitto. La potenza industriale ed economica statunitense non poteva essere battuta.
Per approfondireEdited by mindgames - 7/12/2011, 15:45