CITAZIONE (Jaca.randa @ 19/6/2009, 11:25)
CITAZIONE (WebMichi @ 19/6/2009, 11:13)
Grazie dell'attenzione, Mariarita. L'ho cancellato perchè mi sono reso conto di essermi spostato troppo dal corpo delle donne ai modelli di relazione, e questo creava una discontinuità evidente con i vostri interventi. Lo sto riformulando, spero in maniera più corretta.
Autocensura camalla, insomma...
Ed ora come si fa a dare seguito alle tue prime osservazioni, Michi ?
Vediamo cosa dirai ora, avvicinandoti di nuovo al corpo delle donne.
Provo così, Milena.
Finalmente ho messo occhio all'articolo della strega meneghina e dirò subito che il tema m'interessa non poco, non fosse altro per il fatto che mia figlia ha compiuto 9 anni lunedì scorso, e quindi sto con gli occhi bene aperti.
Ho ripensato a quanto avevo scritto ieri, e mi sono reso conto che mi ero spostato più del dovuto dai modelli del corpo femminile ai comportamenti. Riformulo più correttamente (spero) il discorso dicendo che secondo me questa deprimente imposizione del modello femminile-televisivo (chiamiamolo così, in contrapposizione ad un modello femminile degli stilisti che punta invece in direzione opposta ed androgina) ha i suoi importanti riscontri nella concezione stessa della bellezza e del suo uso, che oggi va per me ben al di là della logica, peraltro sempre valida, della bellezza come tramite a desiderati livelli di consumo e di posizione sociale. Il caso di Mara Carfagna, dal mio punto di vista, è assolutamente emblematico: al di là delle facili equazioni da osteria (ché mi sembra ben strano per non dire impossibile che un ministero venga assegnato solo a scambio di favori sessuali) con la nomina della bellissima si è voluto invece omologare progressivamente politica e spettacolo, per introdurre un criterio di selezione politica per il quale il passaggio, centrale, è: avvenenza - audience - consenso. Il punto non è se lei sia capace o meno, quanto il fatto che non sia stata cercata un'altra donna tra le tantissime che potrebbero vantare titoli e trascorsi per quella carica, e sia stato invece premiato un corpo, meglio ancora un modello di femminilità per il quale il consenso è basato su ciò che quel corpo inconsapevolmente genera, un'ammirazione che porta con sé la dispensa dai contenuti e da principi accettabili. Si è passati insomma dalla militanza al casting, e concettualmente non è cosa da poco: un corpo non solo come scorciatoia per qualche ambizione personale, ma come base di qualificazione politica. Passaggio che io trovo umiliante per qualsiasi donna.
Ci sarebbe poi da dire della mancanza di un'alternativa o, almeno, sulla difficile coesistenza di profili diversi e non necessariamente conflittuali. Dopo averti letto, mi è venuto istintivo pensare ad uno scambio di battute che avvenne molto tempo fa con un amico, tutt'altro che stupido e meno che mai disattento alle esistenze, il quale mi fece una battuta che spesso ho riutilizzato anche su questa piazza: "Michi, tu se non trovi delle donne da mal di testa, non stai bene". Le donne di cui lui parlava erano quelle inclini alla riflessione e alla profondità che sono sempre state per me motivo di attrazione particolare, non fosse altro perché mi ha sempre mosso, nei confronti dell'altro sesso, una convinzione semplice quanto forte: non c'è passione che resista all'usura del tempo se non viene confortata da qualche pratica comune. Ancora più semplicemente: o si fa qualcosa insieme, o non c'è santo che tenga. E, per quello che sono io, quel qualcosa è per forza uno o più interessi comuni e/o il continuo confrontarsi, in profondità, sul senso delle cose. Il corpo delle donne, da questo punto di vista, non diventa modello, perchè a quello non si riconducono necessariamente standard di comportamento tipici di chi "se lo può permettere" che oltre la seduzione e l'appeal non possono però andare, ma elemento di attrazione libero e complementare ad altri del profilo di una donna.
Il modello alternativo è a me molto famigliare per via della mia vicenda personale, che mi ha portato a conoscere diverse donne che, soprattutto nell'ambito universitario o politico, sembravano quasi farsi pregio del mimetizzare quelle naturali femminilità che vivevano, a volte dichiarandolo apertamente, come una decostruzione compiuta della loro individualità, e quindi come un'offesa, implicita o esplicita essa fosse. A me, amante della bellezza e della femminilità come qualsiasi uomo normale, riusciva ogni tanto complicato trovare persone che combinassero le due peculiarità, anche se a bilancio non posso certo lamentarmi.
Le contraddizioni che derivano da questa contrapposizione di modelli sono le più disparate, ma francamente credo che anche nel nostro peregrinare per forum sia evidente come la ricerca di un modello femminile "vincente" (termine che odio, ma ora non ne trovo di migliori) sia fondamentalmente ridotto all'autocostrizione ai canoni estetici imperanti (con risultati spesso sconfortanti, come sempre quando si forza la natura oltre il dovuto) o alla esibizione di altri meriti di relazione, che privilegiano straordinariamente l'apparizione e l'aspettativa a scapito di qualsiasi contenuto decente. Sul fronte opposto, il dilagare di questi modelli e l'implicita approvazione imposta mediaticamente spinge per contrapposizione a confinare il "normale" entro limiti di tedio, di difficoltà esistenziale, di relazione insoddisfacente, di sfortuna. E qui le famiglie hanno demeriti enormi: ti parlavo del compleanno della mia bambina, prima. Bene, cosa le ha portato in regalo una delle sue amiche più vicine, con la madre sorridente e partecipe? Questo:
Devo dirti cosa stava per uscire dalla bocca a me e a sua madre?
E allora chiudo con un episodio divertente, che spero possa spiegare meglio delle parole cosa penso della innaturale contrapposizione tra modelli estetici di pura idiozia e castigati profili autoflagellanti ad evidenziare l'intelligenza femminile di turno.
Io e mia moglie ci conoscemmo in facoltà. Quando già vivevamo insieme da tempo mi fece una sera una domanda semplicissima, che prima o poi viene fatta in qualsiasi coppia:
"ma a cosa hai pensato quando ci siamo incontrati la prima volta?"
"oh, semplice: ai presocratici, all'idealismo tedesco e alla Scuola di Francoforte. A cos'altro, guardandoti?"
stava per colpirmi con una raffica di ceffoni, poi si mise invece a ridere fragorosamente e affermò (unica verità della serata) "mio marito è uno stronzo". Ma i ceffoni le restarono nelle mani.