CITAZIONE (condor57 @ 4/6/2009, 11:20)
Katya, i tuoi articoli sono sempre molto interessanti, quindi continua a postarli!
Anzi, ti chiedo se, dal punto di vista del copyright, è possibile pubblicare qui l'intero articolo (citando la fonte, of course)?
Suppongo di sì.PROVOCAZIONI
Se questa è una donna...di Katia SalvaderiMentre infuriano le polemiche sulle veline in politica, un documentario scuote gli animi criticando il modello femminile imposto dalla televisione. "Il corpo delle donne" è una denuncia forte, e necessaria, che ha suscitato sul web e sui media grandi dibattiti. Ma siamo certi che riguardi solo le donne? A voi la parola“Come mai le donne d’Italia non scendono in piazza per come vengono rappresentate?... Perché non reagiscono? Di cosa hanno paura?”. Con questi interrogativi si apre e chiude il documentario- denuncia "Il corpo delle donne", di Lorella Zanardo e Marco Malfi Chindemi, che, dopo essere andato in onda a l’Infedele su LA7, ha contagiato il web e i media suscitando polemiche.
Questo lavoro è una pregevole indagine su come l'immagine della donna ci viene restituita dai media, in particolare dalla televisione, specchio dei tempi e delle nostre brame.
Il testo della Zanardo, infarcito di citazioni di Umberto Galimberti, Pier Paolo Pasolini, Edward Whitmont, James Hillman…, colpisce, indigna, interroga. Lo spunto non è nuovo, il dibattito sul tema è già avanzato (si pensi solo alla diatriba in corso sul "caso Noemi" e sul velinismo in politica), ma qui è mirabilmente condensato in 23 minuti, in una babele di seni, sederi, gambe, volti, siliconi e botox, a comporre una immagine di donna che si ripete come un incubo all’infinito. A dimostrazione che a furia di voler essere perfette, le donne di ogni età ed estrazione finiscono per assomigliare a un'unica tipologia: quella telegenica.
Cosa spinge a far di tutto per diventare quel modello plasticato, sempre più lontano dalla realtà? Stiamo assistendo alla fine della bio-diversità femminile? E poi siamo certi che sia solo quella femminile?
Il filmato-denuncia, visibile integralmente sul blog degli autori, cade qua e là in tentazioni vetero-femministe, accusando le donne di guardare a se stesse attraverso gli occhi degli uomini, facendosi bambole per il loro diletto. Ma si spinge anche più in là, evidenziando come il tema sia in realtà più complesso. Perché non si tratta più solo di giochi di ruolo o di una sorta di misoginia di ritorno (si ricordino i “I maschi selvatici”, di cui abbiamo già trattato), ma di un problema ben più esteso, che tocca sì le donne, da sempre più vulnerabili per svariati motivi, sul fronte dell’apparire, ma va anche oltre. E ci ricorda, attraverso le parole di Galimberti, che “non è più solo un lifting di corpi, ma di modi di essere”, un appiattimento delle differenze verso un unico modello che si ripete all’infinito, “perché apparire è diventato più importante di essere, col risultato di vivere e morire sconosciuti agli altri e a noi stessi”.
Donne cornicette, donne soprammobili, facce da catalogo, dittatura di corpi perfetti, immagini da umiliare, uniformandole: è vero, le donne sono rappresentate proprio male in tv! Ma è veramente un problema che riguarda solo il femminile o non è, piuttosto, un tema che tocca l’essere umano modello 2010 in ogni suo cluster esistenziale? Lo stesso filmato, cambiando soggetto e con poche modifiche al testo, potrebbe forse essere dedicato ai bambini, sbattuti in televisione nei salotti pomeridiani e in prima serata a cantare strazianti canzoni d’amore o a sculettare come novelle Spice, tristi imitazioni di adulti volute dagli adulti.
O ancora pensiamo agli anziani degli spot pubblicitari, deprivati di ogni ruga e imperfezione fisica, sfoderanti inamovibili dentiere, rigorosamente in jeans, innamorati come adolescenti su spiagge paradisiache o in crociere da sultano. E che dire degli uomini, schiavi di orologio-notebook-auto- golfino giusto, intrappolati nel gioco del potere e del successo (nonché della prestanza erotica)? Per non parlare dei giovani “talenti” delle arene di Amici, XFactor, Academy, fino ai non-talenti di Grande Fratello, Uomini e Donne e similari, nella stragrande maggioranza dei casi votati a un destino di prodotto stagionale perché “uno su mille ce la fa” e “è sempre dura la salita”…
Così fa pensare vedere nel documentario il volto intenso di Anna Magnani, che si arrabbiò quando un truccatore cercò di nasconderle le rughe: “Lasciamele tutte: ci ho messo una vita a farmele!”. Una grande attrice, un grande personaggio. Ognuno di noi, non può fare a meno di essere anche personaggio nel modo in cui si presenta agli altri. Non c’è nulla di male in questo, lo si può addirittura considerare un imperativo etico per l’essere umano: diventare se stessi. E allora si può essere d’accordo con Agrado, il trans del film di Pedro Almodovar "Tutto su mia madre", quando dice che si è se stessi nella misura in cui si arriva ad assomigliare alla propria idea di sé, anche a colpi di silicone come nel suo caso. Ma con la libertà di scegliere il proprio personaggio, quello che vogliamo essere, e non necessariamente quello che un ipotetico grande pubblico potrebbe volere.
Non c’è nulla di male a voler essere belli e seducenti, non è corretto stigmatizzare questo legittimo desiderio, ma in una vita, in una stagione, di giorno in giorno, sono molti e assai diversi i personaggi che si possono incarnare. Molti personaggi ma una sola personalità, dotata di un centro, di una identità: come i veri grandi attori (e non le meteore stagionali) sono capaci di fare.
Una riflessione su questo tema, non solo al femminile, potrebbe essere un ulteriore passo avanti.
Perché, ben venga che la provocazione venga sollevata da una donna, riguardi le donne e (ancora una volta!) siano per prime le donne a indignarsi di quanto bistrattata sia la loro immagine. Ma poi dobbiamo tutti scendere in campo perché quello dello sgretolamento della nostra identità, a favore della sua trasposizione mediatica, non è più un problema che riguarda solo l’universo femminile. È una faccenda sottile e pericolosa, di cui si sta perdendo consapevolezza. E va affrontata con urgenza sul piano dell'educazione del singolo, in rapporto alla sua identità. Prima che la televisione ci fagociti tutti.
--------------------------------------------------------------------------------
Fonte: SeidiModa / Repubblica
http://seidimoda.repubblica.it/dettaglio/s...na/59648?page=1(Pubblicato il 28 maggio 2009)
Sono BASìTA da alcuni commenti ricevuti, in particolare l'ultimo oggi, di un certo "andriun"