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La tragica morte della Dalia nera, Il caso Elizabeth Short

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Paul the Templar
view post Posted on 11/4/2008, 14:18




Una mattinata qualsiasi,quella del 15 gennaio 1947.
Una donna, Betty Bersinger, passeggia tranquillamente per Leimert Park,un quartiere alla periferia di Los Angeles.
Ad un certo punto il suo sguardo corre al bordo del marciapiede,dove c’è un’informe massa scura;il sangue le si gela nelle vene,e inizia a correre verso il centro abitato.
Raggiunge una cabina telefonica e chiama la polizia.
Che arriva poco dopo,proprio in contemporanea ai primi curiosi,che guardano con orrore il terribile spettacolo di un corpo nudo,gettato tra l’erba.
E’ diviso in due,all’altezza dei fianchi,tanto che non sembra nemmeno vero;
il detective Harry Hansen cerca di far allontanare curiosi e fotografi,ma inutilmente;mlti di loro hanno scattato foto dei poveri resti gettati sul terreno,e quelle foto,ben presto,saranno su tutti i giornali.

La pagina del Daily news con la foto del cadavere


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Hansen non lo sa,ma quel corpo,quel caso,saranno un tormento per tutta la sua vita.
Torniamo alla scienza del ritrovamento:il detective,in attesa che arrivi l’ambulanza,osserva attentamente il corpo della donna.
E’ nudo,ha dei segni rossi alle caviglie,segno che è stata legato.
Sulla pelle ci sono segni di tortura,tagli e bruciature di sigaretta,l’addome è squarciato,e sembrano anche mancare organi interni.
Il particolare più agghiacciante tuttavia lo rivela il volto,che è squarciato da un orecchio all’altro,in una triste e macabra emulazione dell’Uomo che ride di Victor Hugo.

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Il terribile contrasto tra il volto da viva e da morta di Elizabeth



Il copro viene ricoperto pietosamente,ricomposto e portato all’obitorio,per l’autopsia,che rivela altri particolari agghiaccianti:il cranio della povera donna presenta numerose fratture,dal corpo sono stati escissi fegato,intestini e milza,non ci sono più gli organi genitali,le gambe sono spezzate.
E’ stata selvaggiamente torturata,in definitiva,per un lasso di tempo che copre le 24-48 ore.
Vengono rilevate le impronte digitali,e poiché la donna ha un precedente penale,viene riconosciuta:il suo nome è Elizabeth Ann Short.

Era nata il 29 luglio del 1924,quindi,al momento del decesso,non aveva ancora compiuto 23 anni.
Una bella ragazza bruna,alta,slanciata,con belle gambe,Elizabeth.
Una ragazza che aveva un sogno,comune a molte sue coetanee,quello di diventare un attrice.
Di fuggire ad una esistenza anonima,di sfuggire al luogo in cui era nata,Medford,nel Massachusets,e alla sua condizione di bambina abbandonata dal padre e cresciuta dalla mdre,che con molti sacrifici ha allevato altre quattro figlie.
Così a 19 anni,l’irrequieta Elizabeth và via dalla casa materna,destinazione Los Angeles,con l’intenzione di appoggiarsi,nei primi tempi dl soggiorno in città,presso la casa del padre,che è riuscita a rintracciare.
Li Elizabeth si rende conto che il padre la sopporta appena,trattandola più da cameriera che da figlia;così va via,e si trova un lavoro come segretaria presso un ufficio postale nei pressi di una base dell’aviazione.
Inizia a frequentare locali equivoci,e soprattutto gente equivoca;veste generalmente con un abito nero e attillato,e fra i capelli porta una dalia.
Questo particolare la renderà famosa come Black dalia,la dalia nera.

Negli ultimi sei mesi della sua vita, costantemente a corto di denaro,inizia a spostarsi tra una dozzina di alberghi, appartamenti e case private nella California meridionale.
Cercava di soggiornare gratuitamente,dove poteva,oppure pagando il meno possibile, dove non poteva.
Dal 13 novembre al 15 dicembre vive in un angusto appartamento con due camere da letto a Hollywood con altri otto giovani donne,ma è una soluzione temporanea,perché è senza fondi,e spesso per evitare di incontrare il proprietario dell’appartamento,fugge da un’uscita di servizio.
Arriviamo così agli ultimi giorni della usa vita,quando incontra l’ultima persona che la vedrà viva,una recente conoscenza, un uomo di 25 anni, sposato,un venditore di nome Robert Manley, soprannominato “Red” per la sua fiammeggiante chioma di capelli ramati. Secondo gli inquirenti, Manley la raccoglie a San Diego. Ha notato quella ragazza carina,sola, vagare senza apparente destinazione;l’ha tirata su e le ha chiesto se voleva fare un giro.
Ne riceve un rifiuto ma non si smonta,e alla fine la vince.
Dopo aver vagabondato per un pò, la coppia si ferma in un motel (Manley dichiarerà alla polizia che non hanno avuto rapporti sessuali),e il mattino dopo salgono in auto,destinazione Los Angeles.

Alle 18,00 del 10 gennaio si fermano all’hotel Biltmore,di Los Angeles,un posto raffinato,dai soffitti decorati a mano, lampadari di cristallo, e pavimenti in marmo:un evidente contrasto con i posti che la ragazza aveva frequentato fino ad allora.
Passeggia irrequieta per la hall dell’albergo,Elizabeth,fino alle 22,00 di sera,quando all’improvviso esce.
E da quel momento nessuno la vede più.
Cinque giorni più tardi,il suo corpo è scoperto Betty Bersinger.

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Il detective Hansen davanti ai resti di Elizabeth



Il primo ad essere sospettato dell’omicidio è Manley,che viene messo sotto torchio proprio dal detective Hansen;ma l’uomo nega completamente ogni addebito,limitandosi a fornire la sua versione dei fatti.
Ha lasciato Elizabeth all’hotel e prima di andar via l’ha vista entrare in una cabina telefonica.
Poi è andato via.Non ci sono prove,e l’uomo viene liberato.
Nei giorni successivi un’ondata di segnalazioni arriva alla centrale di polizia;si scatenano pazzi,mitomani,personaggi in cerca di un attimo di notorietà: c’è chi confessa l’omicidio,chi racconta di avere avuto una relazione con lei…..
E’ un uragano di false piste,alimentato anche dal grande spazio che i giornali dedicano al caso,giorni e giorni di finti scoop,di immagini del corpo della ragazza ripreso mentre è nel prato,sul tavolo dell’obitorio;il suo volto,deturpato,appare sulle pagine dei giornali,in un triste apologo della vita infelice della donna.
La polizia continuerà ad interrogare decine di persone,ma non riuscirà mai ad avere un vero colpevole.

I giorni passano,e le indagini si arenano;gli stessi giornali,alla fine,allentano la presa e pian piano il caso di Elizabeth,la dalia nera passa in secondo piano e viene dimenticato.
I giornali ebbero un’importanza determinante nel caso;furono loro ad inventare il soprannome “la dalia nera”,furono sempre loro a scavare nel suo passato,alimentando leggende e voci sulla povera ragazza,creando mostri e scagionandoli subito dopo.
Un abnorme cassa di risonanza,che però non produsse nulla.
Nessun giornale ebbe pietà della povera vittima,sbattendo le foto più crude,i particolari più intimi,spesso inventati,in prima pagina.La dalia nera divenne,di volta in volta,una virago mangiatrice di uomini,una ninfomane perennemente insoddisfatta,una lesbica,un’arrampicatrice sociale.
Nessuno la vide com’era in effetti,semplicemente una ragazza che sognava un posto al sole,attraverso la via che seduceva tante delle ragazze americane,il cinema.
Proprio il cinema ha riaperto il suo caso,con un film girato da Brian de Palma su un soggetto di James Ellroy;un film che non ricostruisce la vita della ragazza,ma che crea una storia basata sulla sua triste fine,con un finale assolutamente libero e non aderente alla realtà storica.Oggi che l’FBI ha declassificato i documenti segreti sul caso,aprendo gli archivi dell’inchiesta,sappiamo che Elizabeth era probabilmente incinta;che l’orribile deturpamento dl volto era una pratica in uso presso la mafia.Forse la ragazza apprese qualcosa che non doveva,forse vide qualcosa,forse era in possesso di un segreto che non doveva essere rivelato.O forse,più semplicemente,se era realmente incinta,il padre del bambino era qualcuno di molto in vista,o forse semplicemente un uomo importante della mala.Sessant’anni dopo,il caso è ancora insoluto.L’FBI lo considera un cold case.
 
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view post Posted on 11/11/2009, 12:35
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Trafficante di sogni

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Molto bello il libro di Ellroy; un po' troppo contorto il film di Brian De Palma

Tra i vari sospettati per l'omicidio venne inserito anche Woody Guthrie :wacko: :blink: , a causa di una precedente denuncia per molestie, presentata da una donna californiana, di cui Guthrie era innamorato, e che aveva ricevuto lettere minatorie e contenenti pesanti allusioni sessuali. L'ipotesi decadde in seguito per mancanza di prove, ma Guthrie venne comunque processato per molestie.
 
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