La monella |
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| da qui. L'ospite è un moschino. L'alimento ospitante una grappa. Una grappa di Romano Levi. Grappaiolo artista che qualcuno di voi conosce. Fantasioso pittore di etichette fatte a mano e produttore di una grappa distillata a fuoco diretto. Qui un link: www.distilleriaromanolevi.comSi narra un aneddoto curioso. Ogni visita alla distilleria di Romano Levi diventa l’occasione per assaggiare un bicchiere di grappa ed ascoltare storie d’incontri, aneddotti, ricordi della campagna. Momenti di filosofia spicciola, legata alla vita di ogni giorno, alle situazioni che quotidianamente fanno soffrire e gioire gli esseri umani. “ Prima di mettere l’etichetta guardavo due volte la bottiglia, per controllare che non ci fosse finito nulla dentro. A volte poteva scivolare nell’imbuto un moschino, allora mettevo da parte la bottiglia, aspettando di averne cinque o sei per filtrarle. Un giorno arrivano dei tedeschi che volevano la grappa bianca, ma l’avevo terminata. Loro mi dicono “Lì ce n’è!” “Ma quelle hanno il moschino”, rispondo. “Non fa niente, le prendiamo lo stesso”. Allora ho scritto “Grappa con moschino, suo papà Mario Onorato, sua mamma Maria Onorina” e ho disegnato un moschino qualunque, tanto per fare capire che l’avevo visto. La visita successiva mi chiedono ancora la grappa col moschino. Ma non avevo bottiglie da parte. Allora ho fatto la “Grappa col moschino invisibile: c’è ma non si vede”.Romano Levi è questo. “ Io voglio lavorare, voglio cambiare vita, voglio essere un altro. Voglio dare il buon esempio, voglio zappare le colline al rosso del sole, voglio fare i sacrifici, voglio farmi un nome, io voglio acchiappare “bene”. Grappa dell’uomo che si vergognò”. E’ uno dei testi che ha scritto su un’etichetta. Difficile trovare definizione migliore per questo artigiano delle vinacce, poeta della grappa. Il moschino, ospite indesiderato, poi desiderato.
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