CITAZIONE (Le Garcon @ 9/1/2013, 14:40)
Molto dipende dal film.la scenografia si integra (di solito) con la sceneggiatura
chi scrive il film lo
screenplay. i migliori sono minuziosi, a parte i movimenti di macchine
e la luce (fotografia). l'arredo è determinato molto bene, e si deve integrare con gli accadimenti.
cioè nelle migliori screenplay tutto si integra. quelle che tu citi si fondono (si dovrebbero) con il background
narrativo. la tua attenzione all'arredo,
arreda anche i fatti che avvengono, è molto giusta
la tua osservazione.
ps stasera mi vedo le prime 3 puntate del 2007. poi ti dico. comincio sempre dall'inizio.
Capo,
sposterei questo topic in "il cinema in testa"
Piero Tosi, infatti, definiva la sua tecnica come subliminale: tutto ciò che è a contorno di una scena deve accordarsi con lo stile narrativo, l'epoca, i caratteri dei personaggi, ma senza sovrastarli; è un po' quello che sosteneva Coco Chanel a proposito dell'eleganza: se di una donna si nota l'abito e non la persona, significa che l'eleganza è assente.
Tosi è stato addirittura maniacale in questo, dal momento che, ancor prima di disegnare i costumi, doveva conoscere tutto degli attori che li avrebbero indossati, tenendo anche conto dei problemi di vestibilità diversa rispetto ad un'epoca precedente: lui sostiene che, soprattutto per le donne, il corpo cambia ogni otto anni, quindi ha trovato attrici facili da vestire (più piccole ed esili) rispetto ad altre più alte e "maschili".
Prima di decidere i costumi in Bellissima, intervistò la gente per strada e decise poi di vestire i protagonisti con abiti recuperati e non trattati, ovvero nemmeno lavati e stirati.
Sicuramente la collaborazione di Tosi con Visconti fu decisiva per il successo dei film, ad esempio i costumi del Gattopardo o in Rocco e i suoi fratelli, molto buie per scelta, rischiavano di non essere visibili, per non parlare dei costumi d'epoca degli altri grandi film, originali e reperitii Europa o riprodotti fedelmente a mano da piccole sartorie ma con tessuti autentici e con lo studio delle diverse epoche e del modo di vestire, addirittura nelle diverse parti della giornata (abiti da mattina, pomeriggio o sera o per occasioni importanti) e a seconda del ceto sociale e del luogo.
A questo proposito, l'autenticità fa una grande differenza: è piuttosto comune imbattersi in qualche film di vecchia produzione, anche notevole, incoerente dal punto di vista del costume. Ad esempio trucchi e pettinature anni '50 in film western; oppure permanenti e messinpieghe o vestiti in fibre artificiali in epoche che non c'entravano nulla, ma anche ingenue scenografie in cartapesta, tipiche di certi film storici .. rocce che rimbalzano leggere giù da una rupe, accessori di latta…
Effettivamente l'attenzione per i particolari è migliorata molto in questi ultimi anni, forse anche grazie agli esempi dei costumisti italiani che hanno fatto scuola e anche, nella pratica, in un trovarobato facilitato da internet.
CITAZIONE (hejira @ 9/1/2013, 18:14)
memorabile la scena di Ascot di My Fair lady, curata da Cecil Beaton, con abiti solo in bianco/nero, che stanno tra Beardsley e il decò.
Devo cercare le foto.
Le ambientazioni di Poirot piacciono molto anche a me, anche per i dettagli e i complementi di arredo. Usano di solito un paio di servizi da tè/caffè con decori storici di Wedgewood che mi fanno impazzire. Anche di questi devo cercare le foto.
Grande! Rimanevo affascinata anche dagli arredi di Topolino, vedo che sono in buona compagnia!