IERI OGGI & DOMANI

Il segreto di San Nicola

« Older   Newer »
  Share  
Paul the Templar
view post Posted on 5/5/2007, 09:44




La mattina del 8 maggio 1087,un barcone con 62 marinai,provenienti da Bari,approdò nel piccolo porto della cittadina di Mira,distante tre chilometri dal mare.
Avevano una missione pericolosa e complicata da eseguire:sottrarre le ossa di San Nicola da Patara in una chiesa sorta due secoli dopo la sua morte,durante il regno di Giustiniano,in una zona controllata dai turchi.
Avevano fretta anche per un altro motivo;sulle tracce delle sacre reliquie c’erano i veneziani,attratti dalla fama di santità che da secoli circondava Nicola,figura venerata per la sua bontà e per i prodigi che si diceva avesse fatto in vita.
I marinai giunsero nella chiesa,e trovarono quasi subito la tomba;asportarono il coperchio del sarcofago,e con molta fretta raccolsero le ossa custodite all’interno,le misero in una cassa e si eclissarono.
Poi,raggiunta la loro barca,si rimisero in mare e raggiunsero senza problemi il piccolo porto di San Giorgio,vicino Bari,dove sbarcarono accolti dalla folla osannante.
Ma nella fretta di partire i marinai e i cavalieri commisero un errore,forse voluto,forse no,che avrebbe messo in serio imbarazzo storici e scienziati.
Dall’interno del sarcofago venne asportato solo parte del corpo;il rimanente venne lasciato sul posto.
Dodici anni dopo nella chiesa giunse un drappello di veneziani;i frati della chiesa mostrarono loro il punto in cui i baresi avevano trafugato le ossa,ma uno di loro (forse più d’uno,le testimonianze sono discordi)mostrò l’altare principale,dove vennero rinvenute altre ossa.
I veneziani partirono anche loro con i resti,che depositarono solennemente nella chiesa di San Nicolò.
Fu solamente 15 anni fa che gli scienziati vennero a capo dell’arcano,che fu risolto anche grazie all’apporto di studiosi.
I baresi,forse per la fretta,forse per altri motivi,avevano rotto lo scheletro,portando via le parti più ingombranti;ai veneziani erano andate le parti più piccole dello scheletro.
Un’incongruenza:perché i baresi non portarono via le ossa che erano più facilmente occultabili?
Cosa successe davvero quella mattina nella chiesa?
Nella notte tra il 5 e il 6 maggio 1953 le ossa di San Nicola vennero esumate dalla tomba nella quale erano state deposte dal papa Urbano II;nella tomba,un sarcofago di pietra assolutamente impermeabile,venne rinvenuta una sostanza mista alle ossa e al pietrisco,asportato con i resti dai marinai baresi.
Gli esperti che analizzarono il contenuto della tomba non riuscirono a trovare una spiegazione scientifica al misterioso liquido,che prese il nome di manna;un prodigio che da allora si verifica di continuo.
Un evento insolito,che andò ad aggiungersi a quello che era il mistero dello strano furto a metà.
Potremmo già incominciare a porci delle domande.
Come mai un papa decide di inviare un manipolo di uomini a recuperare le ossa di un uomo morto oltre 700 anni prima,visto che San Nicola era vissuto probabilmente negli anni a cavallo tra il 250 e il 320 DC?
Questi uomini arrivano sul posto per svolgere la loro missione,e per non perdere pochi minuti,portano via solo metà scheletro,abbandonando l’altra metà,quindi non compiendo il dovere per cui erano stati ingaggiati.
Andiamo avanti,cercheremo una risposta più in là.
Il 1° ottobre 1089, al termine di un concilio tenuto a Melfi per eliminare le tensioni fra Boemondo e Ruggero Borsa (figli del Guiscardo), papa Urbano II giunse a Bari per porre le reliquie sotto l'altare centrale di quella che sarebbe poi divenuta la cripta della basilica costruita in onore del santo.
Che nel 1105 era quasi completamente costruita.
Il vero artefice della costruzione,colui che sovra intendette alla costruzione fu l’abate Elia;il suo successore, Eustazio,ne ricordò il valore con questa scritta posta sulla sua lastra tombale:
“Molto onore del mondo è qui sepolto in pace. I re sono stati privati di un padre, le leggi di un giudice. O Bari, e venuta meno la cosa tua più preziosa. Sei stata vigorosa, mentre era in vita il vescovo Elia. E' chiuso in questo bel sepolcro quell'inclito padre che ti ha ben governato, e ti ha portato alle stelle. Fu un buon patrono nei confronti di tutti, verso le persone note e le ignote, i vicini e i lontani. Lodevole per la bontà pari a Salomone come architetto, pio nei costumi, paragonabile al profeta Elia. Costruì questo tempio, facendolo splendere di luce dorata. Qui si è addormentato, mentre lo spirito saliva al cielo.”
Curioso il riferimento a Salomone come architetto:un errore strano,in un erudito.
L’architetto di Salomone era Hiram,il re finanziò solamente la costruzione del suo tempio.
Ancora più strana appare,a questo punto,l’iscrizione che lo stesso Eustazio volle per se stesso,scolpita e posta sotto il ciborio:
“Per questi gradini è negata l'ascesa agli orgogliosi. Solo agli umili e concesso di andare in alto. Perciò non essere orgoglioso, tu che vuoi salire, ma sii umile, devoto e mite, e davvero raggiungerai grandi altezze, come il padre Elia che per primo costruì questo tempio, del quale è rettore il padre Eustazio che lo sta decorando”
Un’epigrafe sibillina,che può voler significare altre cose.
La analizzeremo in seguito.
Nel 1156 la città venne messa a ferro e fuoco e praticamente distrutta in quasi tutta la sua interezza da Guglielmo il Malo.
Che risparmiò solamente la Basilica e l’annessa Corte del Catalano,la piccola cinta attorno alla basilica,sede del plenipotenziario bizantino anni addietro.
Proviamo ora a dare un’occhiata alla Basilica,e in particolare all’esterno.
Sul frontale,davanti ad una delle porte d’ingresso,due leoni guardano verso il visitatore;in alto una raffigurazione di Artù,scolpita molti anni prima della diffusione del suo mito,incombe misteriosamente sull’architrave.
Un altro mistero:cosa ci fa Artu sul portale di una chiesa cristiana,molti anni prima che la sua fama varcasse i confini della Bretagna?
Può essere legata in qualche modo a San Nicola,alla manna,alla missione dei marinai e cavalieri baresi?
Prima di esporre la tesi personale,che è condivisa solo da alcuni studiosi non allineati,un cenno al protagonista principale,Papa Urbano II,al secolo Ottone di Lagery.
Nato nel 1040,morì nel 1099,esattamente 14 giorni dopo la caduta di Gerusalemme,operazione alla quale aveva contribuito in maniera determinante,bandendo la prima vittoriosa crociata,l’unica poi che liberò il Santo sepolcro,visto che le rimanenti sette non portarono a risultati concreti.
Urbano II proseguì l’opera iniziata da Gregorio VII e proseguita per pochissimo da Vittore III,bandendo la prima crociata durante il concilio di Clermont,avvenuto nel 1095.
Fin qua i dati storici inconfutabili,ricavati da documenti unanimemente accettati.
Proverò ora a disegnare una storia alternativa,basata su deduzioni e sull’interpretazione di segni e raffigurazioni,non ultima quella dell’altare argenteo custodito nella cripta della Basilica Nicolaiana.
Siamo attorno al 1088-1090.
Urbano II intercetta un messaggio che parla del Graal,la coppa della passione di Gesù e della possibilità che mani cristiane l’abbiano nascosta all’interno del sarcofago di un santo molto venerato in Oriente,Nicola.
A lui vengono attribuiti miracoli apparentemente inspiegabili,come l’aver salvato dalla prostituzione tre giovani fanciulle regalando loro il denaro per la dote,o l’aver fornito alla gente di Mira il grano necessario durante una grave carestia,facendo sbarcare da una nave il quantitativo necessario a sfamare la gente,e facendola approdare all’arrivo con lo stesso quantitativo di grano imbarcato.
L’iconografia lo mostra prodigo e generoso;ma come può disporre di tanti mezzi,come si spiega l’episodio del grano?
Urbano II collega la storia del Graal,dispensatore di bene,felicità e prosperità alla figura di San Nicola:il vescovo di Mira,morto in odore di santità ha forse portato con se l’oggetto che gli ha permesso di fare tanti miracoli?
Decide quindi di inviare una missione segreta a Mira, e sceglie Bari,porto orientale affidabile,come base logistica.
Vengono individuati 62 componenti dell’equipaggio,fra i quali vengono scelti alcuni cavalieri ligi alla causa di Santa romana chiesa;hanno il compito di trafugare il Graal,e come copertura,portare via le reliquie del santo,oltre a quello più importante di fornire una scorta armata di primo intervento in caso di conflitto con i musulmani.
L’operazione riesce,anche se i cavalieri sono costretti a portare via solo parte delle reliquie.
Quando aprono il sarcofago,oltre ai resti umani del santo,scoprono che le ossa trasudano un liquido copioso,profumato,pur essendo il saccello assolutamente impermeabile all’esterno.
Sul perché danneggino lo scheletro è inutile fare supposizioni:il fatto che avvenga è assolutamente fuori di dubbio.
Forse sono disturbati durante il furto,forse le reliquie sono più un fastidio,forse sperano che del furto non resti traccia,chissà.
La nave riporta indietro gli uomini che compirono l’impresa.
E papa Urbano II può finalmente toccare,con emozione,la coppa del Graal.
Con una cerimonia solenne,pone le reliquie del santo sotto la cripta,incaricando architetti e ingegneri della costruzione di una solenne Basilica dedicata al santo.
E sceglie di nascondere il Graal proprio nella basilica,in una cripta abilmente celata.
Qualcuno di fiducia del papa sa tutto,e lascia un chiaro messaggio sul frontale della basilica,mostrando Re Artù e i leoni del portale d’ingresso.
Questo qualcuno lascerà ad altre persone di fiducia il segreto custodito nella Basilica;quando Guglielmo il Malo distruggerà la città,chiese incluse, risparmierà proprio la Basilica,forse in omaggio ad essa e al suo segreto.

Nel 1319 il re di Serbia,Milutin,dona alla Basilica un altare d’argento,con un criptogramma.
Nel 1987,novecentesimo anniversario della traslazione delle ossa del santo,il quotidiano locale,la Gazzetta del Mezzogiorno,indice un concorso con una somma in denaro promessa a chiunque ne avesse decifrato l’arcano significato.
Cosa tentata da uno studioso,Vincenzo dell’Aere,che così ne ha tradotto il significato:
“La cassa e lo scrigno
provenienti dalla cripta di Mira ed il Gradale proveniente dal sacello dell'Eremo di Galvano sono qui nascosti»
L’ipotesi,suggestiva,è data dalla possibile presenza,nella Basilica,di due cripte:una,quella conosciuta dai fedeli,che custodisce parte delle reliquie del santo.
L’altra,nascosta da un millennio,che racchiude il segreto del Graal.
Come abbiamo visto,quella di san Nicola è una storia affascinante,densa di punti interrogativi,come la scritta sul portale dei leoni, in Tectae Cryptae,nella segreta cripta.
Un segreto appassionante,come la decifrazione del famoso pittogramma,che ripropongo in chiusura di questo articolo.
1a riga:
GSMIIPGATPPAICIDMSEOEPLMDИIPERDMGMVAMMPDTLCDMPPDIVEIMVVSSOPEICMIIMIQVSIVCPDMPASTLCCLSSEPMEDE
2a:
TESBEPMEGSAQPIMGDEPCLMCPCSMAGVEMAIPИVPSATPPVEPLEGIMIGEMEELPPDIEMECMPLMGPEIQSFATGNQVQ PDSDTSSAESCL
3a:
ASCDGIETPECCGMISGPHEPDTMIDBODDTSAIGDHQHEMPAAMIEFOPDVEPEDAGEPDORDCEDTDSSECHBEEBSAPDVMEDSACLAATMGA
Colonna di sinistra, gruppi di quattro lettere dall’alto in basso: EADQIVEMSEGECCACDTLSMИEPNNSBAIMSSQLCQINCACIVGSADOATPPCADGRNTPAMIHDDSPIAP
Colonna di destra, gruppi di quattro lettere dall’alto in basso:
PPGMVИVFMAIMEDLACMDICRPPBLVMDTIИIИPIVDMDPLTDDTDERACISEPVSPALGMICEQVRDMИF
4 riga:
QSCTIMCEVIMCAVEFCTPEPIAPMMTQCTEPLSMCCRSASMGIQPEACLTGADAAIMИИИMACCLSPCETDPPADMITQEDDMCIVPI
5 riga:
MSIQPEPAMPRAMDIQPPCDAMARCCIISHAIVECQDBAMИEMLDSMDIIQIMRИCCEFGDCCDGEDMEDGELTPMИMCESИLMI
6 riga:
GLAMRADCGEMSALSDMEPPFИ









 
Top
0 replies since 5/5/2007, 09:44   762 views
  Share