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| CITAZIONE (Il Camallo @ 26/11/2023, 12:44) Leggo che mi si definisce, con altri, "infame frequentatore di IOD" e questo, va da sé, m'inorgoglisce.
Detto questo, dico la mia su "Now and Then" evitando, ove possibile, il turpiloquio. Allora, "Now and then" è quello che, in azienda, chiameremmo "brand awareness". Per dirla in italiano - ma non sempre, purtroppo, il lessico internazionale trova adeguata corrispondenza nella nostra lingua - il rafforzamento di un marchio (nel caso, i Beatles) attraverso operazioni di richiamo e di riconoscimento della loro immagine, con una storia non solo complementare alla canzone artificiale, ma forse anche più importante. Mentre la reunion di questo o quello ha, il più delle volte, una finalità commerciale immediata o posticipata nel tempo (te li rimetto sul palco per ricordarti chi erano e, dopo, vendere i biglietti di una tournée o propinarti un altro disco, spesso insulso), una gestione adeguata del marchio ti mette in condizione di rilanciare su qualsiasi piano comunicativo o commerciale. E non c'è da gridare allo scandalo, è la normalità di trattamento per qualsiasi ""brand" (a maggior ragione se di questa forza).
E' per questo che, considero questa "canzone" la legittimazione di un processo devastante per le memoria comune della musica: non conterà più la storia di questa, né potranno essere usati parametri ragionevoli come "inizio", "fine" e "contemporaneità". Tutto potrà essere rielaborato e impacchettato come nuovo, a dispetto di ciò che natura non vorrebbe riproponibile. Al confronto di questa schifezza, il duetto tra Nat King Cole(da morto) ela figlia (viva), era solo un esempio artigianaled'ingegneria funeraria. tradotto in lingua italiana dalla lingua dei topo mannaggia: "una squallida invenzione dei discografici per far passare una cagatina di mosca per la scoperta musicale del millennio"
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