IERI OGGI & DOMANI

Il thread delle Elezioni, politiche, amministrative, europee

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view post Posted on 14/2/2023, 17:25
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mangusta emerita

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tra la simonetta e il west - oggi si chiama No.Ce. tristezza

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qui Milano, Lombardia.
per un attimo è sembrato che fosse successa una cosa che nessuno avrebbe mai creduto possibile: la rielezione di Gallera al consiglio regionale. per fortuna il pericolo, almeno per ora, sembra scampato anche se il mentecatto spera nel ripescaggio.
ciò detto, sottoscrivo l'analisi del camallo, anche se da Milano Lombardia devo aggiungere una cosa che ho sullo stomaco da un po' di tempo. non sono riuscito a capire la tattica suicida del gatto e la volpe: perché candidare una persona completamente integrata nel sistema di valori dell'attuale maggioranza e volerla per forza imporre agli altri partiti (si può dire la parola "partiti"?) di opposizione. se escludiamo il cupio dissolvi, che mi sembra troppo una stronzata anche per quei due, c'è soltanto una possibilità: la rinuncia a qualsiasi possibilità di vittoria in cambio di una leadership che avrebbe dovuto essere assicurata dalla notorietà e dai quattrini della candidata.
ma gli è andata male anche quella.
stupido e incomprensibile.
 
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view post Posted on 15/2/2023, 16:30
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Non potendo servirmi del link (Il Manifesto è un giornale a pagamento), copioincollo un articolo di oggi sulle regionali. Per me, di notevole lucidità.


Quanto ha perso la destra
Andrea Fabozzi

Non è uno scherzo. Per l’astensione ha smarrito 1,4 milioni di voti in cinque mesi. Ma gli altri (poco) di più. In Lombardia hanno votato due milioni di elettori in meno rispetto alle politiche. Nel Lazio un milione. Non sono turni omogenei, ma insieme hanno scritto il racconto di un’avanzata. Che i numeri smentiscono

Ma quanto ha vinto la destra nelle regionali di domenica e lunedì scorso? I dati assoluti, i voti veri, offrono la risposta che le percentuali nascondono. Perché quando la gara si fa su una base così ridotta dalle astensioni è una gara falsata. Valida, naturalmente, per assegnare vittorie e incarichi. Perché chi non partecipa e, nel caso delle liste, chi non riesce a motivare alla partecipazione, perde sempre. Molto meno valida però per valutare il peso reale delle forze in campo. Nei numeri assoluti il dominio della destra di cui parlano le percentuali dei candidati presidenti e dei partiti non si vede. Anche se questa non può essere una consolazione per l’opposizione che ha abbandonato il campo.

Prendiamo come riferimento i voti degli elettori residenti in Lombardia e nel Lazio alle elezioni politiche del 25 settembre scorso. Con l’avvertenza che naturalmente non si tratta di elezioni omogenee, le regionali hanno tradizioni e motivazioni diverse dal voto per il parlamento. Ma sono elezioni troppo vicine nel tempo per non essere considerate un punto di riferimento. Fanno parte della stessa narrazione, quella del risveglio della destra. La narrazione che i numeri veri mettono in discussione.

In Lombardia meno di cinque mesi fa hanno votato 5,3 milioni di elettori. Anche allora l’astensione era cresciuta, ma non drammaticamente come adesso: l’affluenza quella domenica arrivò al 70% vale a dire 6,8 punti in meno delle ultime politiche. Il 12 e 13 febbraio scorso hanno invece nelle dodici provincie lombarde hanno votato 3,3 milioni di elettori, dunque se ne sono persi per strada tra politiche e regionali circa due milioni.

Andare alla ricerca di questi voti persi avvicina la comprensione di quello che è successo realmente.

La prima scoperta è che la metà quasi esatta di questi voti che mancano (940mila per la precisione) mancano alla coalizione di centrodestra. Fratelli d’Italia che aveva raccolto oltre 1,4 milioni di voti, questa volta ne ha presi 725mila. È certamente il primo partito della coalizione ma è anche, dentro la coalizione, quello che subisce l’emorragia maggiore in termini percentuali sui voti reali, quasi il 50% in meno. Così male va solo Forza Italia, che perde il 47%, mentre la lista centrista Noi moderati flette del 28% e invece la Lega, alla quale rispetto alle politiche sommiamo i voti della lista Fontana, resta quasi stabile con appena il 2% di voti persi.

Certo, le percentuali dicono altro. Il 25% del partito di Meloni in Lombardia e ancor di più il quasi 55% del candidato presidente (al quale è andato un 9% di voti diretti, senza indicazione della lista) brillano di un’altra luce, ma è una luce che può abbagliare.

Fatti i conti della destra, alla nostra caccia manca un altro milione di voti smarriti tra le politiche e le regionali in Lombardia. Lo troviamo semplicemente sommando i voti che hanno lasciato per strada tutti gli altri, le «non destre»: il Pd, il Movimento 5 Stelle. Sinistra/Verdi e il polo di Calenda-Renzi, considerando anche i voti che aveva preso alle politiche +Europa che questa volt non ha presentato la lista (il totale fa 970mila voti in meno). Qui (come, vedremo, nel Lazio) l’emorragia più grande l’ha subita il Movimento 5 Stelle. Che in cinque mesi scarsi ha perso 265mila dei 379mila voti che aveva, un calo del 70% che ne fa inequivocabilmente il primo dei partiti perdenti. Molto male anche il cosiddetto terzo polo, che perde il 54% dei voti (ne aveva oltre mezzo milione, ne prende 275mila). Più o meno della stessa pendenza è la discesa della lista di sinistra, che lascia a casa il 51% dei voti reali. Non bene, ma non così male il Partito democratico, che alle politiche in regione Lombardia aveva quasi un milione di voti e alle regionali, considerando anche la lista Majorino, supera i settecentomila: la flessione in termini reali dunque è del 23%, la più contenuta del panorama con l’eccezione della quasi tenuta della Lega.

Passiamo al Lazio, dove mancano ancora i voti di sette sezioni che però non cambieranno di nulla la sostanza (soprattutto vista l’alta astensione, si tratta di un migliaio di voti di lista in tutto). Nel Lazio la crescita percentuale dell’astensione è stata vertiginosa, se alle politiche aveva votato il 66.55% degli aventi diritto, domenica e lunedì scorsi ha votato appena il 37,2%. A settembre erano stati quasi 2,8 milioni, questa volta un milione in meno. Riapriamo la nostra caccia.

Anche nel Lazio l’emorragia di voti ha colpito più pesantemente le opposizioni alla maggioranza di Giorgia Meloni, ma anche nel Lazio la differenza non è abissale e i voti veri sgretolano il racconto di una destra con il vento nelle ali. Non c’è nulla che possa far parlare di luna di miele dei partiti al governo con gli elettori. Se alle politiche la vittoria della destra era stata costruita sulla tenuta di un blocco di fronte alle divisioni degli altri, e non sulla espansione di quel blocco (salvi gli spostamenti interni in favore di Fratelli d’Italia), i due successi nel Lazio e in Lombardia sono come il secondo tempo di quella stessa partita.

Fratelli d’Italia alle politiche di settembre nelle cinque provincie del Lazio ha preso quasi 850mila voti, che sono diventati 550mila lo scorso fine settimana, anche sommando i voti della lista civica del candidato presidente Rocca. Una flessione dunque del 34%. Meno peggio sono andate sia Forza Italia, meno 29%, che la Lega, meno 22% in termini reali. Mentre le liste di centro del centrodestra hanno addirittura recuperato voti, complice il fatto che questa volta esibivano, tra gli altri, il simbolo dello scudo crociato. Dall’altra parte del campo il Pd ha perso tantissimo, 210mila dei 520 mila voti che aveva, cioè il 40%, ma peggio di lui ha fatto la Sinistra, meno 41% anche volendo provare a sommare – operazione forse un po’ troppo ardita – i risultati ottenuti alle regionali dalle due liste che si sono divise, sostenendo una D’Amato e l’altra Bianchi. Malissimo anche la lista di Renzi e Calenda, che nel Lazio ha smarrito 150mila dei 226mila voti che aveva preso alle politiche, cioè il 66%. Peggio di tutti ha fatto anche nel Lazio il Movimento 5 Stelle, per il quale l’astensione è evidentemente un potentissimo flusso in uscita: in regione il partito di Conte ha perso 275mila dei 406mila voti che aveva ricevuto appena cinque mesi fa, vale a dire il 67%. Questo dicono i numeri.
 
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view post Posted on 16/2/2023, 09:58
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Ebbene, sì. Non so chi sia l'autore dell'articolo, ma scrive su Il fatto quotidiano. Me lo ha segnalato un amico fan pentastellato. Mai ho votato, né voterò, i CInquestelle, ma il pezzo è formidabile.

Regionali. Chi non vota ha sempre torto? No,
magari ha torto chi vota
15 FEBBRAIO 2023
Letti e compulsati i commenti del dopo-tsunami lombardo-laziale, forse bisogna ribaltare il
concetto. Una cosa simile a quella famosa retorica kennedyana, sapete: non chiederti cosa può fare
il tuo Paese per te, ma cosa puoi fare tu per il tuo Paese, eccetera eccetera. Fuffa. Ecco. Forse la
domanda non è: perché la gente (sei su dieci) non è andata a votare, ma perché l’hanno fatto quelli
che ci sono andati (4 su dieci, anche meno). È la minoranza che dovrebbe spiegare, non la
maggioranza. E la maggioranza ha detto chiaro e tondo che questo modello di democrazia
rappresentativa non la rappresenta, non è credibile né per proposta politica né come meccanismo.
Traduco in italiano: nessuno – nemmeno quelli che sono andati a votare – crede veramente che
votando Tizio piuttosto che Caio, una compagine piuttosto che un’altra, cambierà realmente
qualcosa. La percezione diffusa è che la scelta sia inesistente, farlocca, questione di sfumature. Che
questo sia vero o no (ci sono ovviamente centinaia di varianti, e sfumature molto brutte) non è
importante, quel che conta è la percezione e la sua ricaduta sulla realtà.
Nella ridente Lombardia, da dove scrivo, locomotiva italiana e vanto dei dané, se ti serve una
gastroscopia paghi sull’unghia, oppure aspetti un anno e più, e questo, nonostante le belle promesse
e le belle parole, non cambierà perché lo dice un candidato o perché campeggia nei programmi
distribuiti nei mercati. La parola “eccellenza” si spreca in lungo e in largo, ma se non hai soldi, o
un’assicurazione che costa soldi, di eccellente non c’è niente, il tuo medico di base sembra disperso
in Nepal e vai al pronto soccorso, dove ti rimbalzano, per un mal di testa.
Il Pd di Majorino – giustamente considerato più a sinistra delle fantasiose candidature Pd degli
ultimi decenni – spingeva il famoso Pregliasco (non eletto), virologo à la page durante la pandemia
e dirigente della sanità privata, il che non è, anche dal punto di vista dei simboli e dei segnali, il
modo migliore per “rilanciare la sanità pubblica”, come si diceva a ogni passo. E in caso di vittoria,
ipotesi peregrina, d’accordo, si sarebbe installato un comitato incaricato di “immaginare (sic) una
buona politica per lo sviluppo della Regione”, affidato a… Carlo Cottarelli.
Poi dice che la gente non va a votare.
Sempre nella ridente Lombardia di Attilio Fontana, nei comuni martiri di Alzano Lombardo,
Albino, Nembro, la coalizione della destra ha sfiorato il sessanta percento, e anche quelli scampati a
una gestione delirante della pandemia, a votare non ci sono andati. Già, la pandemia, il Covid,
l’emergenza, l’afflato emotivo delle “bare di Bergamo”. Non pervenuti. Il signor Gallera di Forza
Italia – quello che andava in giro a dire che per prendere il Covid dovevi incontrare due positivi
insieme, e che nei momenti più bui vagheggiava di diventare sindaco di Milano – pur non eletto, ha
preso le sue belle preferenze, oltre cinquemila. La badante di Fontana che lo sostituì all’assessorato,
Letizia Moratti, gioia dei salottini chic finto-progressisti della Milano da bere, salutata come
salvatrice della Lombardia solo perché nel frattempo erano arrivati i vaccini, non entra in consiglio,
naufragata come i due cabarettisti che si sono inventati la sua candidatura. Ora si dirà, come
sempre, che chi non è andato a votare ha torto. Può darsi. Ma, visti i risultati, si può dire anche il
contrario: è chi è andato a votare che ha torto. Questione di punti di vista.
 
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view post Posted on 16/2/2023, 10:48
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I Am The Eggman

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CITAZIONE (Il Camallo @ 16/2/2023, 09:58) 
un amico fan pentastellato.

se fosse anche blucerchiato, per te sarebbe il massimo! pensa.
 
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view post Posted on 16/2/2023, 17:58
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Sul Manifesto: tutto vero e corretto. Con il solo piccolo particolare che poi in consiglio regionale, a decidere che tipo di sanità darti o se fare o meno il termovalorizzatore, ci vanno le percentuali positive e non quelle negative. Quindi l'analisi è interessante e va presa come strumento di studio, però manca completamente di prospettiva

Sul Fatto 5*: perché, al contrario del 60% dei miei corregionali, sono andato a votare penso di averlo esplicitato abbastanza nel topic sul PD. Infatti, non solo sono andato a votare ma ho fatto anche il rappresentante di lista, elaborando nell'occasione una serie di statistiche a mio avviso piuttosto interessanti. Ora lo riassumo in un semplice concetto: davanti alla manovra fasciolegaiola non ci possiamo permettere neanche mezzo passo indietro.

1) nessuno sa usare il voto disgiunto. Alcuni hanno votato tre liste, altri hanno indicato preferenze di coalizioni diverse. Per fortuna i numeri di questi errori sono stati minimi.
2) pochissimi indicano le preferenze. Nei miei seggi, su 303 voti al PD, solo 20 avevano scelto anche un nome.
3) i rappresentanti di lista del PD sono over55, quelli di lega e fasci d'italia spesso under 30.
4) La più importante! nel mio quartiere (medio-alta borghesia si sarebbe detto una volta) il PD vince, non di molto ma è sicuramente il primo partito. Stesso municipio, zona del Trullo, nei 70 zona ad alto tasso di criminalità, oggi abitata da lavoratori precari o in settori dove non è richiesta una formazione specifica, FdI prende il doppio dei voti del PD.
Come diceva l'atra sera Bersani, tra le classi abbienti il voto è al 70%; tra quelle più in difficoltà sotto il 30. Ora, siccome quelli in difficoltà sono molti di più di quelli benestanti, ecco lì che il totale dei non votanti supera quella dei votanti.

Il 26 sarò al gazebo di zona per conto della mozione Schlein, che stiamo sostenendo dall'inizio della candidatura.
Non è una certezza. Difficilmente il PD potrà esserlo. Ma è una speranza che s ipossa costruire un soggetto politico che nella sua sintesi mi appartiene molto: ecosocialista
 
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view post Posted on 20/2/2023, 15:22
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milano lombardia.
dove Majorino ha stravinto in tutti i municipi. non so se controtendenza o tendenza del futuro. probabilmente troppo di sinistra per i villici, probabilmente una campagna elettorale poco attenta, perché il pd non ha mai pensato seriamente di poter vincere, specie dopo il passo geniale del gatto & la volpe. che poi a volte mi viene il dubbio che sia stata una genialata di Renzie per far fuori il socio.
poi, è vero, ci sono le zone disastrate tipo Quarto Oggiaro o Ponte Lambro, e lì vince la destra, ma sono eccezioni in un quadro molto favorevole al pastrocchio democratico. forse perché la destra l'abbiamo provata e ci siamo accorti che era solo chiacchere e distintivo, forse perché a milano esiste ancora la speranza nel futuro.
poi è chiaro che la brianza, le valli bergamasche, le valli bresciane votano per chi ti dice che abbasserà le tasse, che poi lo faccia è un altro discorso. tempo fa sentivo un ambulante inveire contro Bersani perché lo voleva obbligare a prendere la macchinetta per il bancomat. adesso il pesce lo compro da Mimmo, il mio ambulante di fiducia, con la carta di credito. qui la politica funziona così. poi ci sono gli scemi che esultano quando un presidente del consiglio dichiara che non obbligherà più gli esercenti ad accettare pagamenti con carte per importi inferiori a 60 euro. che poi il presdelcons non lo abbia fatto è del tutto marginale: l'importante è che i commercianti ci abbiano creduto, anche solo per un istante.
come combatterli? non certo su quel terreno lì.
quello che bisogna fare è insegnare alla gente che il mondo cambia e che noi dobbiamo vivere del cambiamento.
è più difficile perché sono cose che implicano ragionamenti, mentre la destra parla alla pancia delle persone.
a Milano sono 15 anni che la gente ha iniziato a capire. speriamo anche altrove.
 
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