Molte cose già si sono dette, e non credo che a Nick potrebbe apparire nuovo nulla di ciò che scrivo. Visto però che sulla piazza le persone si avvicendano, giusto però riprendere alcune posizioni senza rimandare Juliet o chi per lei a migliaia di post sull'argomento. Premetto che qui il problema dei fan proprio non si pone: c'è un forum intero a dire di tutto il male che ho scritto sulla tendenza agiografica su De Andrè. Aggiungo, per chi non avesse avuto la bontà di leggermi in altre occasioni, che non giudico tutta sua la produzione in obbligo di apprezzamento (
tutti morimmo a stento, storia di un impiegato, la buona novella, volume otto: potrei parlare a lungo, e in parte già l'ho fatto, su cosa va e cosa non va di quei lavori. Per il primo citato, poi, sarei tentato di dire quasi tutto).
Allora credo che
qui e
qui ci siano due delle considerazioni utili alla discussione, e che
qui si chiarisca un dato biografico di De Andrè che ha il suo interesse. Mi spiace molto invece non trovare una risposta che diedi a Nick, chissà in quale thread (credo comunque meno di un anno fa) sul tema dell'
oggettività nella musica. Lontano da considerazioni tecniche di sorta, che non sono il mio pane, scrivevo comunque che l'indubitabile ricchezza di certe composizioni come altri prodotti di consumo non garantisce il risultato finale. Nel caso di Faber, che giudico un'enormità del nostro novecento, come di chiunque altro non ha senso scomporre questo risultato finale in proporzioni musicali e letterarie: anzi, dico che proprio queste ultime non sarebbero mai arrivate al pubblico al di fuori della forma canzone, al di là del giudizio su
quella costruzione musicale che resta per me essenziale all'esito: nessuno di noi può ipotizzare cosa sarebbe stato di canzoni che hanno fatto la storia degli ultimi cinquant'anni se Faber avesse mirato ad altri tramiti musicali. Io giudico cosa mi è stato da lui dato per ogni singolo prodotto (disco o album), pressoché irripetibile in molte occasioni, e non in relazione alla scomposizione delle singole parti, e non perdo l'insieme rispetto a queste.
Quanto alla "musica e basta", ne sentivo quantità industriali. Oggi, purtroppo, molto meno, ma resta se penso alla varietà dei miei riferimenti credo che ai miei vari difetti non possa essere aggiunto il rifiuto della complessità: penso di non avere rinunciato a nessun genere e di avere passione autentica per cose letteralmente opposte. Sempre però con la
ratio di fondo che non ci sarà mai ingegneria di sorta a spiegare ciò che avrebbe potuto essere stato, ma semplicemente accettando ciò che è, collocandolo nella figura e nel momento, e soprattutto oltre a quelli se la canzone o il brano riesce a superare il tempo e a coinvolgere generazioni diverse di ascoltatori. Nel caso di Faber, la storia del poeta è perciò per certi versi proprio un problema mal posto: non so chi mai avrebbe comprato i suoi libri se mai avesse deciso di essere soltanto questo, nè quale fortuna appunto avrebbero avuto le sue canzoni se scritte in modo diverso: una volta un'amica (che passò anche di qui per una fugace apparizione) e che oggi fa la cantante della
Nueva Trova caraibica, ebbe a dirmi che dopo che De Andrè scriveva le canzoni,
fissava quelle parole in maniera definitiva alla musica per cui erano state scritte e mai sarebbe riuscita a pensare a cosa avrebbero potuto essere di diverso, né a paragonarle ad altre.
Proprio a quest'ultimo punto, e rispetto a Tenco: ho buonissima considerazione del personaggio, e però l'ho sempre ascoltato in modica dose. Non mi
arrivava se non una sua parte, insomma. Curioso, però, che sia stato lui a cantare Faber (lo fece anche con Dylan e Jannacci) e non viceversa. Lo scrissi già da qualche parte, vattelapesca dove, ma la
Ballata dell'Eroe - che credo sia addirittura del '62 e comunque precedente a
La Guerra di Piero - fu fortemente voluta da Luigi che la impose a Luciano Salce quale colonna sonora di non so che film. E pensare che tutti e due erano partiti insieme proprio dallo stesso ambiente jazz: Luigi con il sax, Fabrizio con la chitarra. Facevano musica, di canzoni ancora non se ne parlava.