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Mi è capitato di leggere, quasi in sequenza, gli ultimi tre Pulitzer per la narrativa: 2016: Il Simpatizzante di Viet Thanh Nguyen 2017: La ferrovia sotterranea di Colson Whitehead 2018: Less di Andrew Sean Greer E di trovarli tutte e tre sostanzialmente brutti. Il Simpatizzante in alcuni passaggi è scritto in maniera imbarazzante (e non sembra un problema di traduzione), risultando comunque sempre noioso e ripetitivo. La Ferrovia Sotterranea parte da un’idea molto intelligente, ma la sviluppa in modo personalistico, focalizzandosi troppo sulla protagonista e poco sulla vicenda nel suo insieme. Less è una sorta di memoir scritto in terza persona, con un’impronta che dovrebbe risultare divertente, ma sarà un problema di sense of humour diverso, a me è risultato solo banale. Per cui è stato inevitabile chiedermi cosa avesse spinto la giuria di sì importante premio a scegliere tre romanzi come questi. E la risposta non è difficile. I tre romanzi affrontano i classici temi catartici della sinistra liberal americana: Vietnam, apartheid e omosessualità. Evidentemente, l’intellettualismo a stelle e strisce ha bisogno di sottolineare, annualmente, quanto sia attento alle tematiche scomode. Però, forse anche basta. Oppure, va benissimo, ma almeno mettiamoci tanta qualità narrativa Rifatti la bocca alla grande con "Il fondo della bottiglia" di Simenon. Dura poco, purtroppo, ma quel poco è grandissimo. |