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Elizabeth Bathory: nuovi appunti

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Paul the Templar
view post Posted on 27/1/2010, 15:40




Da una recente indagine, risulta che il nome di Elizabeth Bathory, la contessa Dracula, della quale ho già parlato tempo addietro
(Ndr. http://paultemplar.wordpress.com/2008/03/2...-storia-orrenda)
risulti essere quello più famoso tra gli appassionati di mass murder o di criminologia, o semplicemente di cronaca nera. Il suo nome, divenuto tristemente famoso al fianco di quello di Gilles De Reis, l’uomo che ispirò la storia di Barbablù, è oggi sinonimo di ferocia, sadismo, disumanità, ma non solo; è diventato il simbolo della malvagità allo stato puro e della follia distruttiva, quella parte oscura, in pratica, che aleggia come un virus in menti particolarmente distorte.
Recenti studi hanno cercato di approfondire la sua figura, sia dal punto di vista storico, sia da quello psicologico, per cercare di capire il perchè dell’esplosione di violenza che ad un certo punto della sua vita la portò a trasformarsi in una spietata macchina di morte. I risultati hanno portato alla luce particolari inediti della sua gioventù, che potrebbero aver influito in qualche modo sulla sua psiche , fino a trasformarla nella più spietata assassina seriale della storia.

Elizabeth Bathory, tra il 1566 e il 1567, aveva già denotato preoccupanti sintomi di dissociazione, forse di schizofrenia; una delle cause potrebbe essere ricercata nella consanguineità dei suoi antenati, che usavano spesso sposarsi tra parenti, moltiplicando esponenzialmente il rischio di malattie ereditarie. Evidentemente una delle patologie più frequenti era proprio quella delle malattie mentali; e proprio all’età di 6-7 anni, assistette al supplizio inflitto ad uno zingaro, reo di aver ceduto un figlio ai turchi, gente odiata mortalmente dai romeni. L’uomo venne cucito vivo all’interno dello stomaco di un cavallo, eviscerato per l’occasione. E’ molto probabile che queste scene abbiano acuito in lei lo stimolo alla violenza, fino a quel momento latente. Il matrimonio avvenuto in giovane età, 15 anni, amplificò probabilmente i suoi problemi, tenendo anche conto del fatto che il marito, Ferenc Nadasdy, era un uomo con fama di grande crudeltà; a ciò bisogna aggiungere un episodio poco chiaro della sua adolescenza. Ebbe una relazione clandestina con una persona non meglio identificata, unione dalla quale nacque una bambina, che non venne ovviamente riconosciuta (Elizabeth era pur sempre una nobile) ed affidata probabilmente ad un contadino. Un episodio, questo, che potrebbe aver segnato ancor più profondamente il suo già fragile equilibrio.

Va detto che se il carattere di Elizabeth mostrava già preoccupanti segni di squilibrio, la donna continuava a praticare una vita quasi normale. Era molto intelligente e versatile; per esempio, a differenza di molti nobili, di suo marito, era colta, parlava tre lingue, fra le quali il latino. Una donna per certi versi, paradossalmente, di cultura superiore. E’ proprio questa dicotomia tra la Elizabeth letterata e studiosa e la Elizabeth crudele e senz’anima l’enigma principale che gravita attorno alla sua figura. Cosa può aver determinato un cambiamento così radicale nella sua vita, cosa può averla spinta a diventare la belva assetata di sangue che diventò? Difficilissimo a dirsi. Di sicuro una grossa influenza esercitò su di lei Dorothea Szentes, una strana tipa , a metà strada tra la strega nera e l’esperta di occultismo, che le insegnò i primi rudimenti della magia nera, così come sicuramente influì sua zia Carla, una nobile viziosa e debosciata, che organizzava orge sfrenate nel suo castello. Thorko il nano infame suo servo e anima dannata fece il resto, alimentando gli interessi della contessa per le arti oscure.

L’ultimo anello della catena potrebbe essere quel galantuomo di suo marito, Ferenc Nadasdy, uno che a sadismo non aveva da prendere lezioni. Probabilmente fu proprio quest’ultimo ad alimentare, fomentare la follia di Elizabeth, con le sue punizioni crudeli nei confronti della servitù. Fu lui, ad esempio, a mostrarle gli effetti del congelamento sul corpo umano, punendo una serva che aveva disobbedito e lasciandola morire assiderata legata nuda ad un albero. Probabilmente fu Thorko a insegnarle a mordere alcune delle sue vittime, cosa che le valse, assieme all’abitudine di bagnarsi nel sangue delle sventurate che cadevano sotto le sue grinfie, l’appellativo di contessa Dracula, e al cui mito negativo si ispirerà Bram Stoker per scrivere il suo Dracula, che non si basava esclusivamente sulla storia sinistra di Vlad l’impalatore.

Uno degli errori più frequenti che si incontrano nelle biografie di Elizabeth Bathory riguarda la differenza temporale tra le prime uccisioni e l’abitudine a lavarsi con il sangue delle sue vittime. La donna iniziò ad uccidere a 25-26 anni, quando creò la lugubre e terrificante stanza sotterranea nella quale torturava le sue vittime. Fu invece attorno al 1600/1608 che prese l’abitudine di sgozzare le vittime, di fare uscire il sangue dalle loro vene. Nata nel 1560, in quegli anni superò quindi i 40, una data fatidica per tutte le donne, sopratutto all’epoca dei fatti. La sua bellezza sfioriva, la sua pelle mostrava i segni dell’età, e nell’episodio menzionato nel precedente articolo, ho fatto riferimento alla causa scatenante, quindi non ci torno su. Nel 1599 (alcuni libri riportano 1604) era morto, in circostanze assolutamente poco chiare, suo marito; può esserci stata la mano della Bathory dietro la sua morte. Non ci sono prove, ma nulla vieta di sospettarlo, sopratutto alla luce dell’aumento esponenziale della follia della donna.

Una delle fonti, la principale, per risalire al numero approssimativo delle vittime consiste nei suoi diari, nell’abitudine scrupolosa di registrare le sue vittime. Sono circa 650 i nomi presenti, e il numero, purtroppo, potrebbe essere soltanto superiore. Fu il principale strumento d’accusa nel processo contro la contessa, oltre alla testimonianza degli inviati di Mattia I che la colsero in flagrante, mentre svolgeva una delle sue abominevoli abluzioni nel sangue umano. Nel corso dei secoli sono stati tanti gli interrogativi riguardanti anche la conclusione del suo processo; ci si è chiesto il come mai della strana indulgenza di Mattia II verso una donna colpevole di così orrendi misfatti. Va ricordato che la famiglia della Bathory era una delle più importanti in assoluto del paese, che in fondo le famiglie nobili che avevano perso figlie e parenti per colpa della sua follia avevano interesse a che venisse neutralizzata e messa in condizioni di non nuocere.

Può essere anche vera la storia di un presunto interesse di Mattia II per le terre e i possedimenti della contessa, assolutamente appetitosi anche per un re, che volle quindi risparmiare la vita a quella che comunque era una nobile. Così coloro che pagarono duramente furono i suoi accoliti: Thorko e le megere che avevano aiutato la contessa nelle sue infamie vennero bruciati vivi. La Bathory finì murata viva, e francamente c’è da chiedersi se questa non fu una pena peggiore della morte. Anche l’analisi di queste ulteriori informazioni sulla sua vita rende davvero impenetrabile la sua figura; vittima di malattie ereditarie, sposa giovanissima, madre a 14 anni, la Bathory non ebbe un’infanzia serena, tanto meno una giovinezza adeguata. Ma se si possono trovare almeno delle motivazioni alle sue scellerate gesta, tutto si ferma davanti ad un dato di fatto. 650 vite stroncate, fra cui quelle di giovanissime che, a sua differenza, non avevano avuto nemmeno un’infanzia, costrette alla dura vita dei campi sin da piccole, sono un tributo senza prezzo alla sua follia. La pietà umana va verso loro, verso quelle vite stroncate nella stagione più bella della vita, stroncate tra atroci e inenarrabili torture. Un prezzo troppo alto per trovare una qualsiasi giustificazione, sia pure umana, ai suoi atti criminali.

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