Quanto vale la cornice ?, Non solo cosa, ma anche dove.

Spero che siate tutti d'accordo: per le cose piacevoli della vita ci vuole un'adeguata cornice.

Una dozzina d'ostriche gustata mentre in lontananza vedrete la sagoma di Mont St.Michel o seduti ad un bistrot a due passi dal mare che sta riguadagnando la terra liberata dalla bassa marea, aumentano il loro valore intrinseco.

E la focaccia divorata in una tiepida giornata di sole invernale, seduti sulla spiaggia di Camogli ?

E il piatto di malloreddus gustato sotto ad una pergola, mentre laggiù le pietre di Barumini ondeggiano eterne nella calura ferragostana ?

E' quello che pensavo oggi, mangiando un'umile quanto onesta omelette con frites, seduto sul piazzale del Col du Lautaret, a 2000 mt di altezza e circondato da uno spettacolo di montagne, neve, cielo blu e stracci di nuvole. La stessa omelette in piazza del Duomo non sarebbe stata certo la stessa cosa.

Edited by surcouf - 2/6/2009, 23:15

ho un ricordo indelebile di una zuppa di pesce mangiata sotto una umilissima pergola di paglia a Golfo Aranci più di trent'anni fa, al sole abbagliante d'agosto, di fronte al mare blu; non ne ho mai più gustata una così buona.

ehm, Juliet, la nonna é ancora viva e vegeta e in grado di prepararla ?

Ricordo che c'erano i mondiali del 74 e io ero di guardia al seggio di Donigala Fenughedu.
Il maresciallo dei CC chiamò la signora di fronte alla scuola e le disse. "Questo ragazzo deve mangiare qualcosa di decente, non i panini che portano quando si ricordano di lui."
All'una attraversai la piazzetta invasa alla calura ed entrai nel silenzio della casetta, attraverso la porta non più alta di me: il primo odore fu della carne cucinata (era coniglio, con le olive amare), poi quello delle canne: appese al muro in forma di stuoie, sulla pergola del piccolo cortiletto in cui troneggiava un sorbo storto e derelitto. Il calore esaltava il loro odore a metà tra quello del fieno e del verde che sta nelle paludi.
Poi fu la volta della tovaglia pulita che sapeva di bucato e del bicchiere di vino che rifiutai (ero astemio completo, allora).
Tutto l'insieme sapeva di casa di altri, non della mia o di quella di mia nonna: due luoghi del cibo che conoscevo bene.
Nella penombra mangiai il coniglio e quel pane che imparai ad adorare nei mesi successivi: crosta gommosa, bruna ed amara e mollica che sa di lievito. Il gusto più antico e bello del mondo.
Scambiai quattro parole con la signora, non ricordo quali, probabilmente su qualche suo figlio lontano da casa.
Non ricordo il sapore del coniglio (sicuramente era buono e così anche i cardi selvatici sott'olio e l'immancabile pecorino): ricordo benissimo, invece, gli odori e la luce della casa, così diversi dagli abituali.
Ecco un caso di cornice più importante del dipinto.

è quella con le rigaglie di pollo ?

Mia nonna la fece un paio di volte, quando ancora tutte le materie prime erano reperibili al mercato con facilità.
L'ho poi trovata, con alterna qualità, in giro in qualche ristorante.

Mai provato. Essendo un posto un po' particolare, ho sempre avuto paura di trovare solo spennapolli: mi confermi che si può mangiare bene ?


sempre a digiuno ?

Assolutamente sì!

Una pizzeria sul lungomare al tramonto, un gelato passeggiando per le rive, "Lilli e il vagabondo" per finire la serata.

E sono ormai ventisette anni che dura.