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L'ultimo mistero di Tutankamon

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Paul the Templar
view post Posted on 22/2/2010, 15:14




La conferenza stampa convocata da un emozionato Zaki Hawass, direttore alle antichità egizie del Cairo il 17 febbraio ha svelato alcuni retroscena delle lunghe e meticolose indagini fatte su un campione di Dna prelevato dal corpo mortale di Tutankamon. Alla conferenza stampa c’erano giornalisti arrivati da ogni parte del mondo, in febbrile attesa per le annunciate novità riguardanti il misterioso faraone Tutankamon.
Mistero legato principalmente alla natura della sua morte, oltre che al mistero fitto sulla sua reale identità: generazioni di egittologi hanno sostenuto la paternità di Akhenaton e la maternità di una delle sue consorti, la leggendaria Nfr t ii ti, da noi conosciuta come Nefertiti la bella, che cambiò poi il suo nome in Nefer-neferu-Aton per onorare Aton, il disco solare, il dio della nuova religione concepita dal marito, Neferkheperura-Waenra Amenhotep, che a sua volta lo cambiò in Akhenaton.


Così scopriamo che re Tut, come ormai chiamano familiarmente tutti il faraone egizio “Immagine vivente di Amon”, vissuto tra il 1341 a.C. – 1323 a.C., al quale ho dedicato un lungo articolo che troverete in questo blog,è figlio non di Nefertiti, ma della mummia Mummia KV35YL, nome in codice di una salma reale ancor oggi non identificata.
L’aver potuto isolare il dna del faraone permetterà ora di poterlo comparare con quello delle altre mummie identificate, in modo tale da stabilire l’esatta genealogia del faraone stesso; l’altra notizia riguarda il mistero della morte del faraone, che viene finalmente dissolto.



Non ci fu nessun omicidio di stato, nessun complotto; Tutankamon mori per la Malattia di Kohler, una rara forma di osteocondrite che colpisce l’osso navicolare del tarso,una malattia che interessa i bambini, più frequentemente i maschi, tra i 3 e i 5 anni, dovuta probabilmente ad una forma di malaria che colpì il faraone.
Del resto all’ipotesi dell’omicidio credevano in pochi; i segni di fratture sul capo e sul corpo del faraone derivano certamente da una causa nota e da un colpevole altrettanto noto e famoso, l’egittologo Howard carter, scopritore della tomba di Tutankamon.
Quando Carter entrò nella tomba KV62 nella valle dei Re, usò tutta la sua perizia per catalogare i reperti trovati; grazie alui abbiamo un indice ragionato delle migliaia di cose recuperate dalla tomba; ma l’egittologo non usò le stesse precauzioni per la salma di Tutankamon, che violò con martello e scalpello, ma non solo.
Utilizzò lampade che emanavano forte calore per sciogliere il bitume usato per la mummificazione del faraone, con la fatale conseguenza di ottenere una calcificazione delle ossa.
Finora le notizie sulla salma di Tutankamon provenivano dallo studio che fece il dottor Douglas E. Derry, che nel 1922 per primo studiò la stessa ricavandone dati importanti; il faraone era alto 1, 65 metri ed era morto, presumibilmente in un’età compresa tra i 17 e i 19 anni.


Nel 1968 ulteriori studi sulla salma del faraone confermarono a ditanza di quasi 50 anni i dati di Derry, aggiungendo l’ipotesi che il re fosse morto per cause violente; la presenza di macchie sulla nuca, evidenziate dai sistemi diagnostici dell’epoca, i famosi raggi X, avvalorarono la tesi dell’incidente o dell’micidio.
Quando però nel 2005 Zahi Hawass autorizzò una lunga serie di esami approfonditi sulla salma, apparve chiaro alla luce delle moderne tecnologie usate, che i colpi alla testa non erano stati la causa della morte, che i frammenti ossei all’interno del cranio erano dovuti probabilmente all’uso di strumenti acuminati da parte degli imbalsamatori e che viceversa ben più importante era la ferita alla coscia che risultava dalla Tac, ferita poi infettatasi e che aveva contribuito alla fine rapida del re.
Ora, le recenti scoperte hanno permesso quindi una ricostruzione abbastanza veritiera sia sulle origini del faraone sia sulle vere cause della sua morte.
Era figlio davvero di Akhenaton? Con ogni probabilità si, anche se l’ultima parola spetta all’onnipotente Dna; risolto anche il mistero dei due feti ritrovati nella tomba.
Appartengono a due figlie nate morte del faraone, sposato con sua sorella o sorellastra Ankhesenapaaton, che diverrà poi la sua vedova; la regina, che probabilmente in prime nozze sposò Smenkhkhara, successore di Akhenaton, fu colei che con ogni probabilità tributò gli onori funebri a Tutankamon, allestendo la sua tomba nel modo in cui l’abbiamo conosciuta noi, con l’eccezione di quello che venne trafugato dai primi e unici violatori della tomba, probabilmente presi e giustiziati.

La regina, che avrebbe potuto cambiare la storia d’Egitto sposando il figlio del re Ittita Shuppiluliuma, assassinato mentre andava in Egitto per impalmare la vedova di Tutankamon, sposò invece in terze nozze Ay, che divenne così il tredicesimo sovrano della XVIII dinastia egizia, per poi sposare successivamente Harhemab, successore dell’anziano Ay, anche lui non di stirpe reale.
Ankhesenapaaton potrebbe essere stata sepolta nella tomba KV63, in cui è stato ritrovato nel 2005 un corpo reale chiuso in un sarcofago, recante la scritta abrasa dal tempo paaton, parte finale del nome della regina che lo cambiò in Ankhesenamon quando suo marito restaurò, con l’aiuto dei sacerdoti del clero di Amon, l’antico culto religioso egizio.
L’aver isolato il Dna di Tutankamon equivale quindi oggi ad una scoperta archeologica senza precedenti; l’intera genealogia della XVIII dinastia egizia potrebbe essere ricostruita per intero, portando ordine nell’esatta paternità dei vari faraoni che si succedettero.
Attualmente la cronologia della dinastia a cui appartiene Tutankamon è la seguente:
Ahmose
Amenhotep I
Thutmose I
Thutmose II
Hatshepsut (l’unico faraone donna della storia egizia)
Thutmose III
Amenhotep II
Thutmose IV
Amenhotep III
Amenhotep IV
Smenkhkhara ( forse Achencheres)
Tutankhamon
Ay
Haremhab


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Cronologia della XVIII dinastia



Una dinastia che ha coperto un periodo che va dal 1530 a.C. al 1290 a.C., diventata famosa ai tempi d’oggi proprio grazie a Tutankamon, faraone che ha regnato da un minimo di 6 anni ad un massimo di 10; diventato famoso anche per essere stato l’unico faraone trovato sepolto con un corredo funerario pressochè intatto.
L’aver scoperto che non era figlio di Nefertiti per mette anche di gettar luce su una serie di questioni legate proprio alla parentela con la regina consorte di Akhenaton; la quale, dal canto suo, continua ancora oggi ad essere oggetto di studio nel tentativo di individuare la sua salma mortale.
Se la scoperta ha di fatto tolto un pò di fascino e romanticismo alla storia che lo voleva figlio del faraone eretico e della bella tra le belle, ha però restituito verità storica alla sua figura, raccontandoci quello che avvenne
quasi 3500 anni addietro, in un periodo in cui la nostra civiltà, quella europea era ben lungi dall’essere concepita come tale.

Fascino che si attenua anche quando apprendiamo che il faraone soffriva anche di altre disfunzioni, dovute a tare ereditarie conseguenza di troppi matrimoni incestuosi; la piccola farmacia scoperta all’interno della tomba, tra le offerte al re che si apprestava a diventare un dio, riportano il faraone ad una dimensione umana che a noi non produce impressione, visto che siamo gente vissuta in un’epoca altamente civilazzata, ma che durante il periodo della vita del faraone era assolutamente impensabile.
Pensiamo per un attimo ad un faraone/dio affetto da ginecomastia (lo sviluppo delle mammelle nell’ uomo), dalla Malattia di Kohler, dalla Sindrome di Marfan, terribile malattia del sistema connettivo, che camminava zoppo appoggiandosi ad un bastone per le conseguenze della sua malattia alle ossa….una figura decisamente poco adattabile a quella di un dio.
Aldilà di tutte le considerazioni, gli studi proseguono.
La storia egizia sembra aver accelerato le sue rivelazioni, fornendo dati su dati agli studiosi che si occupano dell’esatta cronologia degli eventi.
Paradossalmente, oggi conosciamo molte più cose su alcuni periodi storici egiziani , a distanza di 3 o 4 mila anni, di quante cognizioni avessero i biografi vissuti poche centinaia di anni dopo gli eventi.
Altre sfide quindi attendono gli egittologi, altri tasselli da inserire in un mosaico gigantesco.
 
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